Microcredito

E’ dal 2013 che a Djicofè abbiamo attivato un progetto di microcredito ed i risultati sono decisamente importanti:

  • circa 140 donne beneficiano delle attività di microcredito
  • sono oltre 15.000€ capitale circolante tra e donne
  • il prestito medio è di circa 100€, quota più che sufficiente per piccole attività di commercio e di produzione
  • il tasso di restituzione senza problemi è elevato
  • tutte le donne coinvolte sono diventate delle vere imprenditrici del loro futuro

Fin dai primi anni 2000 la nostra organizzazione Nasara ha effettuato molti interventi di sostegno delle attività economiche delle popolazioni del Burkina Faso, ed è proprio dopo questo “rodaggio” che abbiamo deciso di di attivare un canale di vero microcredito.
Con l’esperienza accumulata negli anni, non abbiamo remora ad ammettere che fno al 2012 i nostri numerosi interventi hanno prodotto modesti cambiamenti in quanto erano azioni esclusivamente “caritatevoli”, cioè donare l’aiuto economico senza pretenderne la restituzione, piuttosto che di “prestare” il denaro ed organizzarne il recupero. Questa metodologia di intervento ha risolto numerosi problemi contingenti, e di questo ne siamo felici ed orgogliosi, ma dobbiamo costatare che spesso non ha attivato quel processo virtuoso che è invece alla base del “sistema Yunus”, cioè il cambio di mentalità del beneficiario che da semplice attore passivo che attende un aiuto, si trasforma in attore attivo che decide del proprio destino.

Questo virtuoso cambio di mentalità deriva dalla presa di coscienza che, invece di ricevere della carità, il destinatario dell’aiuto firma un vero e proprio contratto economico oltre a stringere un patto d’onore con tutta la collettività in cui vive; attraverso questo duplice accordo egli riceve un prestito, che dovrà poi restituire con il proprio lavoro. All’inizio questo modello induce nella mentalità del beneficiario il concetto di “risparmio per la restituzione” che poi si trasforma in “risparmio per gli eventi straordinari” (come una malattia o una emergenza).

 

 

 

 

 

Ma come “ogni medaglia ha il proprio rovescio”, per ogni beneficio che il “sistema Yunus” permette di ottenere, si deve mettere in conto che l’organizzazione del microcredito è complessa per sua natura, perchè prevede una presenza locale e continuativa per gestire l’intero ciclo di vita del microcredito: dalla stipula dei contratti, al recupero delle piccole rate periodiche, alla risoluzione dei problemi che possono sorgere.
A monte di tutta questa necessità organizzativa, si deve mettere in conto una necessità di trasparenza che sta alla base della fiducia che si chiede e che quindi si deve restituire, senza poi considerare che il prestito di denaro è regolato in ogni stato da leggi molto restrittive, che assimilano l’attività di microcredito ad attività di tipo finanziario, quindi con possibilità di essere effettuate solo da organizzazioni riconosciute e controllabili a livello governativo.
Per queste ragioni, Nasara fin dal 2012 ha perfezionato un accordo con ASIENA, una grande associazione umanitaria burkinabè che ha esperienza pluriennale di attività di microcredito e che è conosciuta ed autorizzata dalle autorità bancarie del Burkina Faso.

 

COME E’ NATO IL MICROCREDITO

“Muhammad Yunus vive in uno dei paesi più poveri del mondo. Pur avendo ricevuto, dal momento della sua indipendenza, trenta miliardi di dollari di aiuti internazionali, il Bangladesh non riesce ad uscire dal tunnel”

Inizia così il bellissimo libro “Il banchiere dei poveri” di Muhammad Yunus, premio nobel per la pace nel 2006, che parla del Bangladesh, ma che racconta la stessa storia di molti altri paesi del terzo mondo, Burkina faso in primis, che da anni ricevono cospicui aiuti internazionali, ma che stentano ad arrivare dalla povera gente a cui sono destinati.

Spesso gli aiuti economici che arrivano tramite i canali istituzionali si perdono in mille rivoli prima di trasformarsi in progetti, e quelli che arrivano tramite le organizzazioni umanitarie spesso si traducono in progetti pressochè inutili che i destinatari non considerano prioritari …. in conclusione si può dire che la grande massa di denaro che viaggia verso i paesi bisognosi non produce risultati efficaci.

Proprio come soluzione a questa contraddizione nasce il microcredito che ha come scopo quello di consentire ai beneficiari, cioè le gente più povera e che non ha la possibilità di accedere ai prestiti bancari, di prendere in mano il proprio destino consentendo loro di poter scegliere come impiegare i soldi, fornendo quindi l’opportunità di essere affrancati dall’usura, ma allo stesso tempo di allargare la propria base economica.
La rivoluzione del microcredito si deve a Muhammad Yunus, nato nel 1940 e cresciuto a Chittagong che è principale porto mercantile del Bangladesh, qui si laurea in economia per poi conseguire il master negli Stati Uniti all’università di Nashiville in Tennessee. In seguito diventa insegnante all’Università di Boulder in Colorado ed infine ritorna in Bangladesh dove diventa direttore dell’Università di Chittagong (1972-1986).

La storia del microcredito nasce nel 1974 quando una violenta inondazione in Bangladesch provocò una grandissima carestia con migliaia di morti. In quell’occasione Yunus, già direttore all’Università di Chittagong in Bangladesh, decise di rendersi conto personalmente della situazione andando tra la povera gente per analizzare l’economia di un villaggio rurale impegnato nel tentativo di uscire dalla terribile carestia.
La conclusione che egli trasse dall’analisi fu la consapevolezza che la povertà non fosse dovuta all’ignoranza o alla pigrizia delle persone, bensì al carente sostegno da parte delle strutture finanziare del paese.
Fu così che Yunus decise di mettere la scienza economica al servizio della lotta alla povertà, inventando il microcredito moderno.
Il suo primo prestito fu di soli 27 dollari USA, che prestò ad un gruppo di donne del villaggio di Jobra (vicino all’Università di Chittagong), che producevano mobili in bambù. Esse erano costrette a vendere i prodotti del loro lavoro a coloro dai quali avevano preso in prestito le materie prime ad un prezzo da essi stabilito. Questo riduceva drasticamente il margine di guadagno di queste donne e le condannava di fatto alla povertà. D’altra parte, le banche tradizionali non erano (e non sono) interessate al finanziamento di progetti tanto piccoli che offrivano basse possibilità di profitto a fronte di rischi elevati.
Soprattutto le banche non avevano alcuna intenzione di concedere prestiti a donne, tanto più se non potevano offrire garanzie.
Yunus e i suoi collaboratori cominciarono a battere a piedi centinaia di villaggi del poverissimo Bangladesh, concedendo in prestito pochi dollari alle comunità, somme minime che servivano per attuare iniziative imprenditoriali. Tale intervento ha avviato un circolo virtuoso, con ricadute sull’emancipazione femminile, avendo Yunus fatto leva sulle donne affinché fondassero cooperative che coinvolgessero ampi strati della popolazione.
Nel 1976 Yunus fondò la Grameen Bank, prima banca al mondo ad effettuare prestiti ai più poveri tra i poveri basandosi non già sulla solvibilità, bensì sulla fiducia.
Da allora il “sistema Yunus” ha provocato un cambiamento di mentalità anche all’interno della Banca Mondiale, che ha cominciato ad avviare progetti di microcredito diventando così uno degli strumenti di finanziamento più utilizzati in tutto il mondo per promuovere lo sviluppo economico e sociale, diffuso in oltre 100 Stati, dagli Stati Uniti all’Uganda.

Da allora, la Grameen Bank ha erogato più di 5 miliardi di dollari ad oltre 5 milioni di richiedenti. Per garantirne il rimborso, la banca si serve di gruppi di solidarietà, piccoli gruppi informali destinatari del finanziamento, i cui membri si sostengono vicendevolmente negli sforzi di avanzamento economico individuale ed hanno la responsabilità solidale per il rimborso del prestito.
Più del 90% dei progetti di microcredito sono destinati al finanziamento di imprese femminili: tale politica è motivata dall’idea che i profitti realizzati dalle donne siano più frequentemente destinati al sostentamento delle famiglie.