Laafila Bumbu – clinica burkinabè di fisioterapia

STATO DEL PROGETTO

Operiamo a fianco della clinica Laafila Bumbu dal 2016 e ad oggi abbiamo:

  • sostituito 15 alloggi vecchi e precari costruiti in mattoni di fango con 15 casette costruite in mattoni
  • costruito 4 servizi igienici adattati alle esigenze di portatori di handicap
  • acquistato una parcella edificabile per l’estensione dei servizi della clinica
  • realizzato in impianto fotovoltaico con accumulo in batterie stazionarie adatto all’illuminazione di tutta la clinica compresi alloggi, piazzali, parti comuni, …
  • regalato varia attrezzatura per i portatori di handicap come carrozzine e stampelle

OBIETTIVO

Nel progetto intendiamo realizzare alcune opere infrastrutturali (alloggi, acqua, bagni, illuminazione) al fine di migliorare le condizioni igienico sanitarie e di vita nella clinica di rieducazione LaafiLa Boumbou che ospita pazienti lungo degenti con le rispettive famiglie.

CONTESTO DI RIFERIMENTO

Esiste, in Burkina Faso, un luogo speciale: è la clinica Laafila Boumbou (in italiano “la sanità è preziosa”), un centro di rieducazione fondato da Belem, fisioterapista autodidatta, ingegnoso e caparbio, che opera nella periferia di Ouagadougou.
Grazie alle tecniche tramandategli dal padre, anche lui medico tradizionale, in oltre 25 anni di attività, Belem ha rieducato alla parola e motricità centinaia di malati affetti da ischemia cerebrale e disabilità motorie. Collaboriamo con la clinica da 5 anni e abbiamo potuto constatare le tante guarigioni avvenute. Il Ministero della Salute del Burkina Faso, nel 2017, ha insignito Belem del più alto titolo onorifico del Paese: “Cavaliere dello Stato in ambito sanitario”.

Anche se con poche risorse, la clinica è cresciuta negli anni per far fronte alla domanda crescente proveniente dal territorio ed è oggi un punto di riferimento per la popolazione più povera. A Laafila Boumbou i malati, infatti, pagano pochissimo e solo se possono permetterselo.
Le patologie invalidanti hanno ovunque un impatto sociale devastante; ma le conseguenze psicologiche ed economiche in un contesto in cui la stragrande maggioranza della popolazione è priva di ammortizzatori sociali sono amplificate. Una persona colpita da ischemia o disabilità motoria che non ha mezzi per affrontare la malattia sarà scaraventata con la sua famiglia in un tunnel di disperazione; e se il traumatizzato rappresenta l’unica fonte di reddito familiare, nessuno potrà pagare la lunga riabilitazione. La vita cambierà per sempre e scorrerà penosamente nelle piccolissime case di fango e lamiera, con il malato sdraiato su una stuoia tra la polvere.

Laafila Boumbou rappresenta, per queste famiglie, l’unica speranza: tuttavia la capienza è al momento limitata da ragioni infrastrutturali e il soggiorno reso difficile dalla mancanza di acqua corrente, dalla scarsità di bagni (solo 2 per 140 residenti) e di luce negli alloggi destinati alle famiglie che accompagnano i malati.

DESCRIZIONE PROGETTO

Nell’ambito del progetto sono state realizzate opere accessorie (alloggi, acqua corrente, luce e bagni) all’interno di una clinica esistente e che si occupa della riabilitazione di persone con handicap.
Per meglio comprendere l’importanza di tali opere è necessario soffermarsi sulla metodologia di cura che viene praticata.

Laafila Boumbou non fa alcuna pubblicità e chi vi arriva ha saputo tramite il “passa parola” della sua esistenza. Ogni nuovo malato viene accolto, insieme alla famiglia, con una cerimonia ufficiale, dove tutta la comunità residente racconta la propria esperienza positiva infondendo fiducia e ottimismo. La cerimonia di benvenuto coinvolge oltre 150 partecipanti, tra ex-malati, equipe medica, malati e loro accompagnatori: si tratta di un approccio comunitario alla patologia che contribuisce a lenire quel sentimento di solitudine che i nuovi arrivati portano con sé.

I malati, al loro ingresso, sanno che dovranno risiedere nella struttura per tutto il periodo di cura, che varia tra i 4 e gli 8 mesi. I parenti dei malati rimarranno a fianco dei propri cari, donando supporto psicologico e pratico negli spostamenti, ma anche aiutando nelle attività del centro; per mesi e senza soluzione di continuità, l’interazione stretta tra fisioterapista, paziente, equipe, famiglie e comunità esterna, crea i presupposti di una vita comunitaria che conduce a risultati positivi eccezionali.

L’infrastruttura di accoglienza gioca quindi un ruolo importante sulla qualità della vita della comunità che, per lunghi mesi, soggiorna nella clinica avendo un ruolo attivo nella sua gestione generale e in quella del proprio familiare.