Centro di Fisioterapia Infantile

STATO DEL PROGETTO

Fin dal 2018 sosteniamo le attività di due centri di fisioterapia per bambini con gravi handicap:

  • Il Centro di riabilitazione di Saint Gerard è aperto 3 giorni la settimana e gestisce circa 450 interventi al mese su un gruppo di circa 60 bambini con disabilità gravi.
  • Il Centro di riabilitazione di Djicofè è aperto 2 giorni la settimana e gestisce circa 180 interventi al mese su un gruppo di circa 25 bambini con disabilità gravi.

 

CONTESTO DI RIFERIMENTO

Gestire un figlio con handicap è già molto complesso per un genitore di un paese occidentale, ma niente di paragonabile con la stessa situazione in Burkina Faso.

La condizione dei portatori di handicap è addirittura poco conosciuta dalle stesse autorità burkinabè, tanto che l’ultimo rapporto ufficiale risale al 2014 ed è stato fatto dal Ministero dell’Azione Sociale e della Solidarietà Nazionale, con l’aiuto di UNICEF ed altre ONG internazionali. Dallo studio, che si intitola “Recensement Général des Enfants Handicapés de 0-18 ans au Burkina Faso”, emergono dati importanti che possiamo così sintetizzare:

  • 82% dei disabili abita in zone rurali o peri-urbane (quartieri non lottizzati)
  • 39,2% dei disabili sono tra i 6-11 anni ed il 23,8% sono tra i 12-15 anni
  • Il 72,6% dei disabili non frequenta attualmente la scuola ed il 34,6% non l’ha mai frequentata; solo il 7,1% arriva alle secondarie
  • Solo l’ 1,8% frequenta corsi di apprendistato o piccoli lavori informali
  • 25% disabilità di mobilità, 12% vista, 11% udito, 9,5% udito e linguaggio, 9,3% epilessia, 8,3% problemi o ritardi mentali
  • 48,6% dei disabili ha subito discriminazioni sociali medio-gravi
  • Solo il 39% ha beneficiato di aiuti esterni alla famiglia propria, compresa la comunità locale, ONG, strutture religiose, …. Appena il 2% ha ricevuto aiuti scolastici

A conferma ed integrazione di questi dati a livello nazionale, possiamo portare la pluriennale esperienza dei proponenti nel settore delle disabilità. Infatti da anni l’associazione Nasara ed i Padri Redentoristi gestiscono insieme due Centri di Riabilitazione che in Burkina Faso sono conosciuti come CMA o Centre Medicine Alternative. In particolare i CMA in questione sono specializzati per le terapie sui bambini portatori di handicap gravi e sono:

  • Il primo CMA, gestito dalla congregazione del Padri Redentoristi, opera dal 1997 ed è collocato nella struttura Saint Gerard. Questo centro rischiava la chiusura per mancanza di finanziamenti, ragione per cui nel 2018 Nasara per il Burkina lo ha “adottato” consentendogli di continuare a lavorare fino ad oggi 3 giorni la settimana. Ad oggi il CMA eroga una media di 450 interventi al mese su una base di utenza di circa 60 famiglie
  • Il secondo CMA ha iniziato le attività nel 2018 dentro il Centro di Djicofè, è aperto 2 giorni la settimana e fornisce una media di 180 interventi al mese su una base di 25 famiglie.

E’ importante notare che questi due CMA lavorano fin dal primo momento in sinergia, addirittura utilizzando lo stesso personale specializzato che fornisce terapie riabilitative ai bambini piccoli fino a 7-8 anni. Negli stessi Centri sono presenti anche spazi per momenti di socializzazione degli adolescenti e degli adulti con handicap, che passano qualche ora in compagnia di animatori volontari.

Incrociando le raccomandazioni dell’indagine nazionale di cui sopra, con la nostra esperienza pluriennale sul campo, si può affermare che:

  • i servizi di riabilitazione nazionali sono ampiamente inadeguati a coprire le esigenze
  • le prestazioni mediche sono soprattutto concentrate nei servizi di cura istituzionali, con un basso turnover di pazienti e un alto costo per prestazione. In pratica possiamo affermare che le famiglie che frequentano i due CMA di Saint Gerard e di Djicofè non potrebbero permettersi le tariffe di un centro ospedaliero (300 F a terapia nei nostri centri contro i 1.500 F in ospedale).
  • la maggior parte dei bambini con disabilità che necessitano di un’educazione particolare, di fatto non la ricevono.
  • Le scuole di ogni ordine e grado non accettano volentieri i bambini con disabilità

 

EVOLUZIONE DEL PROGETTO

Una evoluzione naturale del progetto è di modificare parte delle attività di rieducazione, introducendo l’uso di tecniche di Community Based Rehabilitation che è “l’arte di aiutare una persona ad imparare a vivere nel miglior modo possibile e a fare il più possibile da sé stessa, tenendo conto delle proprie limitazioni e disabilità

Per raggiungere questo obiettivo generale, ci prefiggiamo questi due obiettivi specifici:

  • Prima fase: Migliorare la logistica dei due centri di Saint Gerard e di Djicofè
  • Seconda Fase: Iniziare un percorso di crescita degli operatori della riabilitazione e delle stesse madri dei ragazzi con handicap, che permetta di diffondere elementi di riabilitazione a base comunitaria.

Nella Prima Fase ci aspettiamo di raggiungere questi risultati:

  • Fornire ai piccoli malati le cure, che attualmente già ricevono in strutture piccole e fatiscenti, in strutture ben attrezzate, di dimensioni adeguate alle esigenze e posizionate nel rispetto della privacy dei piccoli malati e delle mamme.
  • Aumentare l’efficacia delle cure, attraverso la diminuzione della promiscuità all’interno dei locali di cura. Questo si ottiene dividendo i piccoli malati in più gruppi ed in più ambienti, con lo scopo di evitare la trasmissione tra i bambini dei sentimenti di paura e di precarietà che caratterizzano le attuali cure. Basta restare pochi minuti negli ambienti di cura per capire che un bimbo che piange, trascinanel pianto tutti gli altri bambini, vanificando in parte l’efficacia delle terapie per effetto dell’irrigidimento muscolare e psicologico che ne deriva.

Nella Seconda Fase ci aspettiamo di raggiungere questi risultati:

  • Aiutare le mamme di bambini con handicap ad uscire dall’isolamento culturale e familiare, facendole diventare parte attiva di un gruppo di sostegno reciproco
  • proiettare l’intervento riabilitativo soprattutto nel contesto dove la persona vive, per ridurre quelle barriere sia fisiche che sociali, presenti nella comunità che favoriscono l’emarginazione
  • sfruttare le risorse locali per l’adattamento delle case dei disabili, per le attrezzature usate in fase di riabilitazione, per la costruzione di ausili ed ortesi
  • dare alla persona disabile degli strumenti che accrescano la sua autonomia, intesa come capacità di spostarsi, comunicare, compiere le attività della vita quotidiana, applicarsi in un’attività professionale o scolastica