1998/2000 – Ospedale Nanorò

Sul territorio l’organizzazione sanitaria burkinabè assomiglia ad una piramide, di cui la base è costituita dai dispensari dei diversi villaggi e il vertice dai due o tre ospedali nazionali. Il principio che vige è che ognuno sia curato nel luogo dove si trova e soltanto in caso di non competenza si passi ad una struttura superiore. Nel mezzo ci sono i distretti sanitari che forniscono diversi servizi tra i quali la struttura di maternità, un servizio di prevenzione a cura per i bambini e le mamme in stato di gravidanza e una cosiddetta “antenna chirurgica” per le urgenze (particolarmente per cesarei, appendiciti ed ernie).

Nella provincia del Boulkiendé, il governo ha eretto due distretti sanitari, uno con sede a Koudougou e l’altro nel Centro Sanitario di Nanorò. A questo centro, in quanto sede del distretto fanno riferimento 134.000 abitanti, in quanto centro medico singolo la sua area sanitaria si estende a 6 villaggi con un totale di 12.000 abitanti.

Quando i Camilliani sono arrivati nel Burkina Faso, Nanorò e i suoi villaggi dipendenti costituivano ancora una zona in gran parte paludosa che per diversi mesi dell’anno, particolarmente durante il periodo della pioggia, rimaneva isolata completamente dalle altre province burkinabé.

Inizialmente furono i Fratelli della Sacra Famiglia che decisero di fare di Nanorò un luogo per le loro attività missionarie e sociali, mediante lo sviluppo agricolo della zona. Nell’ambito dello sviluppo del paese i fratelli, con i fondi di una donazione, nel 1987 costruirono un dispensario ed una maternità, ma tale struttura rimaneva chiusa ed inutilizzata in attesa dell’occasione propizia per attivarla. Con l’aiuto del Governo Italiano, di tecnici e volontari anch’essi italiani, realizzarono una pista lunga 35 km che collegandosi alla strada asfaltata che conduce da Ouagadougou a Ouahigouya, all’altezza di Boussé (45 Km da Ouagadougou), conducesse fino a Nanorò. Questa pista solida quanto una strada asfaltata, elevando il livello degli avvallamenti del terreno, servì da diga alle acque piovane che ristagnavano nelle superficie basse e, allo stesso tempo realizzò una strada sempre percorribile da Ouaga a Nanorò, anche nel tempo delle piogge. Facilitò inoltre la comunicazione tra villaggi della zona.

Pochi anni dopo i Frati Camilliani avendo deciso di creare una struttura sanitaria in una zona di campagna che ne fosse sprovvista per dare una testimonianza di amore ai più poveri, stavano cercando la zona dove iniziare la loro missione quando furono contattati dai Fratelle della Sacra Famiglia che gli proposero di cedergli in donazione quanto già costruito: quattro casette di degenza con un magazzino per il materiale, un piccolo dispensario e la maternità con l’aggiunta del terreno circostante ed un fondo di gestione di 400.000 franchi cfa al mese per otto anni.

I Camilliani accettarono e da lì è iniziata una grande avventura che ha portato l’Ospedale di Nanorò a diventare un punto di riferimento per tutto il centro Africa.

E’ chiaro che una operazione così grande non avrebbe potuto nascere senza il contributo di molte organizzazioni che, ognuno per la propria possibilità, ha contribuito a realizzare quello che ora possiamo vedere.

Nasara per il Burkina ha collaborato fin dai primi anni ed ha:

  • fornito i serramenti in alluminio anodizzato per i padiglioni di sale operatorie, radiologia, pronto soccorso e laboratorio
  • ha costruito per intero la casa dei medici
  • ha contribuito con mezzi e persone alla realizzazione degli impianti che forniscono energia all’ospedale (fotovoltaico e gruppi di motogenerazione)
  • ha finanziato la spedizione di vari container in cui viene raccolto tutto il materiale donato in Italia per poi essere spedito a Nonorò

Negli ultimi anni la fama di centro di eccellenza si è sparsa in tutto il mondo tanto che la Fondazione Bill Gates (fondatore di Microsoft) ha deciso di creare proprio a Nanorò, insieme ad una industria farmaceutica, un grande centro di ricerca internazionale per lo studio di un vaccino contro la malaria. Al momento vi lavorano circa 40 ricercatori.

Parte di questo articolo è stato tratto da questo speciale su Nanorò del sito dei Camilliani.